lunedì 19 giugno 2017

21 maggio 2017 - Pizzi del bottino al Monte Ornato

L'inverno e la primavera sono stati decisamente aridi, solo qualche giorno di pioggia, uno dei quali ovviamente 2 giorni prima dell'uscita del gruppo ai Pizzi del Bottino.
Sperando in una rapida asciugatura della roccia, anche se improbabile data l'esposizione a nord, un bel gruppetto di gattippini si dirige verso le antiche miniere d'argento (da cui il nome dei Pizzi, assolutamente non riferito ai pozzi neri e relativo contenuto).

 Gli obiettivi delle cordate sono abbastanza equamente ripartiti tra la "Via dell'amicizia" (6a), la "Via dei curiosi" (V) e lo "Spigolo dell'argentiera" (IV), mentre stranamente la via "I fidanzati" (6c, un passo di 7a) non riscuote particolare successo...


I primi a staccarsi dal sentiero sono le cordate della "Via dell'amicizia", poi tocca a quelle della "Via dei curiosi" che però, trovando il 2o tiro completamente fradicio, sono costrette a ripiegare dietro alle cordate dello "Spigolo dell'argentiera", che nel frattempo hanno avuto il loro bel da fare per arrivare all'attacco.
Su quest'ultima via si forma così un bel serpentone di cordate che si snoda lentamente lungo gli 8 tiri della via.




La roccia è ottima (siamo sempre in Apuane) e incredibilmente asciutta, soste attrezzate oltre a qualche chiodo qua e là, e un bel panorama tutto intorno: una via piacevole.

In cima qualche foto dal secondo al terzo pizzo e viceversa, una bella sosta al sole nell'attesa delle ultime cordate, per poi ricongiungerci e scendere insieme la traccia con i bolli arancioni che ci riporta al sentiero e quindi alle macchine.















Andrea, Antonella, Antonio, Cosimo, Cristiano, Fabrizio, Federico, Francesco B, Franco B, Franco F, Gianmarco, Irene, Lapo, Leonardo, Lorenzo, Luca, Manola, Marco, Matteo C, Matteo L, Michele, Patrizia, Sergio, Simone, Stefano B, Stefano P.

mercoledì 14 giugno 2017

Weekend in Presanella

In uno strepitoso weekend di sole il GATP va in Presanella a fare gambe e fiato sulla via normale. Partiti di buon mattino il sabato a Pranzo siamo già al rifugio Denza. Di fronte a noi lo splendido colpo d’occhio sulla grande parete nord. Accarezzati per un attimo dall’idea di provare una delle sue linee, riponiamo ben presto le bellicose velleità in favore della più sicura via normale. Le temperature di questo weekend sono davvero molto alte, per la nord occorrebbe essere molto veloci...notoriamente non lo siamo mai, figurarsi oggi che è la prima in quota della stagione. A questo giro la normale è l’obiettivo più giusto che possiamo darci.



Il pomeriggio scorre veloce tra un piatto di canederli e un pisolino in branda. Il rifugio è tutto pieno, a noi toccano i posti nel locale invernale. 56 posti in rifugio più una ventina nell’invernale. Siamo davvero in tanti!!!


E dopocena tra un grappino e l’altro il rifugista si esibisce in una performance degna delle migliori balere, prima rivisitando grandi classici con la fisarmonica, dall’uccellin de la comare al mazzolin dei fiori...per poi passare a pezzi moderni imbracciando chitarra e organino come il miglior Bennato dei tempi andati. Idolo assoluto.


Ma le due arrivano in fretta. Colazione e via si parte. La luna in cielo è strepitosa, quasi non serve serve la frontale. Una lunga fila di alpinisti risale faticosamente la morena: oggi la solitudine è un sentimento che non proveremo. A parte 4 cordate che si dirigono verso lo scivolo nord le altre 70 persone sono tutte con noi sul sentiero verso la normale. Un bazar.


Arrivati alla conca sotto il ghiacciaio decidiamo di distinguerci un po’ dalla massa e abbandoniamo l’affollato tracciato in favore di uno spallone deserto che si ricongiungerà più in alto con la normale proprio sotto la pettata che porta al colletto Freshfield. La scelta si rivela molto piacevole. 


Il rigelo notturno sembra essere stato scarso, l’alba è appena arrivata e già si sfonda in diversi punti.


Prendiamo fiato e via su fino al colle passando una zona molto bucata. “Chissà che goduria sarà al ritorno” pensiamo perplessi. Quattro passi in discesa su facili roccette ci depositano sul lato sud. Da qui una comoda traccia segue tutta la cresta. Passando buttiamo un occhio curioso all’uscita delle vie della nord.



I nostri complimenti a Matteo e Cristiano che alla loro prima uscita in autonomia se la sono cavata molto bene.





Dalla vetta il panorama è top a 360 gradi. Giusto il tempo di riposarci una mezz’ora e poi arriva il momento di scendere. Come ci aspettavamo la discesa si rivela un bel ravanare tra neve sfondosa e buchi che si aprono all’improvviso sotto i piedi regalandoci quella sensazione inaspettata  di sentire il piede che ciondola nel vuoto. Brividi.



Pranzo al rifugio con meritata birra e rigorosa foto con l’idolo del weekend per l’occasione vestito a festa. E poi...e poi come sempre arriva il momento di tornare a casa. Ahinoi.

Matteo, Patrizia, Francesco, Federico, Cristiano (in foto con l'Idolo vestito a festa).


giovedì 1 giugno 2017

Sotto la sottana di Tiziana


I nomi delle vie di arrampicata sarebbero sicuramente interessanti da studiare, a volte sono solo dediche, a volte storie, a volte sfide. Sarebbe bello, ma noi dell'arrampicata moderna non abbiamo tempo per lo studio, a noi basta sapere che il grado è un pelino sopra a quello della via della settimana scorsa, dov’è l’attacco, quanto son lontane le protezioni...
Ed invece chissà chi era Tiziana, nella vita di Claudio Ratti o in quella di Marchetti; chissà se era un Amore,  una compagna di corda o magari la nonna!
Della Tiziana oramai si conosce solo un mezzo busto, scolpito a chiodi e spit lungo la parte alta della Sud del Pizzo d'Uccello.
Mentre le gambe, della Tiziana, avvolte di una verde sottana, se le son dimenticate tutti.
A noi invece le gambe delle signore (più o meno conosciute) piacciono, incuriosiscono...e quindi siamo andati a dare un'occhiata alla parte bassa, della Tiziana.
In rete c'è solo una relazione su Apuane forum (preziosissima: grazie davec77). La descrizione originale la riportiamo dallo Scarpone del Maggio 1975; se ne trova una sintesi sulla Bibbia del Nerli (Guida CAI-TCI).




La via attacca su un diedro con roccia e paleo circa 20 metri a sinistra dell’attacco di Diedri Sud.
L1: Si sale il diedro, poi  si deve spostarsi decisamente a Sx sino a trovare uno spit ed un vecchio chiodo su cui si sosta. Non ci sono molte possibilità di proteggersi (III) ed in sosta si fa molta fatica a recuperare la corda(45 m).
L2: Si sale una breve fessura posta leggermente a sx della sosta (III+) e poi la parete successiva va risalita obliquamente verso sinistra, seguendo un diedro canale-superficiale (1 ch. alla base, III+/IV-) di roccia migliore ma non ottima, fino a reperire una sosta con 2 ch. (35 m).


Sul secondo tiro

L3: Da qui si risale in verticale per qualche metro (IV-) superando poi un muretto (IV, 1 ch.) al di sopra del quale ci si trova su una zona di placche inclinate. Ci si deve portare a destra per entrare nel canale–camino ben visibile già dalla sosta. Il traverso è delicato, anche a ragione di una roccia buona non ottima (IV+). All’ingresso del canale c’è la sosta con 2 ch. (30 m). Non abbiamo visto il secondo chiodo, completamente coperto dal paleo eproseguendo abbiamo sostato all’inizio del canale-camino (40-45m).
L4: Lo stretto canale-camino va risalito sino alla sua conclusione (III e IV; roccia non buonissima, da verificare). A metà tiro il canale si stringe e si può salire in opposizione(IV). Poco oltre si incontra un vecchio ch. Sosta da attrezzare a fine corda al termine del canale (60m).
Nel canale-camino


L5: Si esce dal camino verso sinistra (III, ma con poche possibilità di proteggere), raggiungendo la zona appoggiata di paleo e roccette, sino a giungere alla sommità del contrafforte destro del Pizzo. Sosta da attrezzare a fine corda (60 m).
L6: La parte alta della via è da qui ben visibile (ci si ricongiunge all’uscita di Diedri Sud).
Per i tiri della parte alta far riferimento ad una delle numerose relazioni disponibili.

La roccia non è certamente ottima, ma nemmeno così lontana dello standard Apuanico tanto da giustificarne l'abbandono.C'è molto paleo e poche possibilità di protezione, pochi chiodi di via, ma i tiri L2,L3 ed L4 regalano una certa soddisfazione. Obbligatorio qualche friend di misura medio-piccola, utilissimi chiodi a lama e di tipo universale (P+S) in acciaio dolce.
In particolare il traverso sulle placche del tiro 3 richiede calma, fiducia ed un po' di immaginazione...nel complesso (quando suDiedri Sud c'è la fila: com'è capitato a noi) andare a far la conoscenza di Tiziana (integrale) può essere una opzione tutt'altro che da disdegnare.


Prussik & Tommy